Cominciando dalla stalla l’alimentazione animale necessita di mangimi, che già da mesi, hanno iniziato a scarseggiare e dunque a valere di più; così come i prezzi della corrente elettrica, necessaria per la mungitura, dallo scorso autunno hanno messo in seria difficoltà la raccolta del latte e hanno fatto incrementare i prezzi della materia prima all’ingrosso. Nei mesi più caldi la siccità ha reso ancora più complessa la situazione e ha causato un ulteriore aumento dei prezzi (vicino al 50%). Avanzando nella filiera, purtroppo, si possono trovare decine di altri punti in cui la crisi ha comportato l’aumento dei prezzi: il packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), detergenti, prodotti disinfettanti, scaffalature per lo stoccaggio, per non parlare dell’energia, ovvero la voce più incombente nei costi dell’industria.
Le aziende che lavorano e producono latte e panna hanno inizialmente ammortizzato l’aumento dei costi (fino al 25% e 30%), ma da un certo punto in avanti il prezzo del latte ha dovuto aumentare anche per gli artigiani e i consumatori finali. Granarolo e Lactalis, come riportato da diverse testate, ritengono sia giunto “il tempo della responsabilità pubblica” e chiedono al governo “un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche”.
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, afferma “Non abbiamo tempo di aspettare il nuovo governo, serve un intervento immediato” e propone come soluzioni: “Via l’Iva al consumatore e tetto ai prezzi dell’energia per le industrie: i crediti d’imposta non bastano“, altrimenti “un’impresa su dieci chiuderà“.
C’è da fare anche un’altra considerazione: rispetto ad altri settori nei quali si potrebbe mettere in stand-by l’attività per riprenderla al termine della bufera economica, il bestiame non può attendere momenti migliori, perciò diversi allevatori potrebbero essere costretti ad abbattere gli animali e a chiudere definitivamente.
24 mila stalle italiane, che attualmente producono 2,7 milioni di tonnellate l’anno e alimentano una filiera lattiero-casearia che vale oltre 16 miliardi, sono in forte crisi e molte di queste potrebbero essere costrette a chiudere e a congedare buona parte dei 200.000 lavoratori che attualmente operano nel settore.
Data l’importanza del latte, come ingrediente fondamentale di pasticceria e gelateria, ma più in generale nella nostra cultura e alimentazione, questa crisi può avere immense conseguenze su tutta l’economia italiana.
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